MOZIA (vedi foto aerea) è un’antica colonia fenicia fondata nell’ VIII sec. a.c. su una delle quattro isole della laguna dello STAGNONE, l’isola di SAN PANTALEO. La posizione strategica, circondata da acque basse e naturalmente protetta dalla vicina isola LONGA (vedi cartina) la rendono presto un obiettivo ambito sia dai Cartaginesi che dai Siracusani.
L’isola, come la maggior parte delle altre colonie fenicie, è una colonia commerciale e deve fungere da scalo, ovvero da punto di attracco e tappa intermedia per le navi Fenicie in rotta nel Mediterraneo.
Questo fatto, peraltro, ci aiuta a capire la natura della colonizzazione Fenicia, che fu ben diversa, per esempio dalla colonizzazione Greca: mentre i greci, infatti, spingendosi anche loro verso occidente, mirano a conquistare nuovi territori dove poter trasferire intere comunità di coloni, i Fenici si limitano in genere a fondare stazioni commerciali.
Sempre nell’ VII sec. inizia la colonizzazione greca, che si concentra soprattutto nella parte orientale della Sicilia. I Fenici ripiegano quindi sulla parte occidentale, e Motya accresce la sua importanza diventando una città. Nel VI sec. si acuiscono i contrasti tra i Greci ed i Cartaginesi per il predominio sulla Sicilia, Mozia viene coinvolta: si arriva a cingerla di mura ( vedi cartina) che ne permettono una migliore difesa. Nel 397 a.c. DIONISIO IL VECCHIO tiranno di Siracusa assedia la città e pone fine alla sua esistenza. Viene poi riscoperta alla fine dell’800, da un nobile inglese, GIUSEPPE WHITAKER, la cui famiglia, stabilitasi in Sicilia, avvia un fiorente commercio di esportazione di vino Marsala.
Sull’isola,
si erge l’abitazione di Whitaker, oggi trasformata in un museo Fenicio-Punico.
GLI
SCAVI
Un
sentiero permette di effettuare il periplo dell’isola e di scoprire i resti
della città Fenicia.
LE FORTIFICAZIONI
Per aumentare le difese
naturali, nel VI sec. a.c. Mozia viene cinta da mura lungo le quali si innalzano
torri di guardia. Lungo il percorso si incontrano ancora i resti delle torri, in
particolare la torre orientale.
PORTA NORD
Della due porte che consentivano l’accesso alla città, questa era la principale ed è la meglio conservata. Verso il mare si delinea la strada lastricata che congiunge Mozia alla terra ferma ( il località BIRGI) e che si trova appena sotto il pelo d’acqua. Lunga circa 7 Km era larga tanto da consentire il passaggio contemporaneo di due carri. Il tracciato è ancora oggi evidenziato da “ cippi” che emergono dall’acqua. I più arditi possono percorrere la strada a piedi.
CAPPIDDAZZU
E’ la zona che si erge alle
spalle della porta nord.
Tra le costruzioni si riconosce un edificio a tre navate, che aveva
probabilmente una funzione religiosa.
NECROPOLI
Una serie di pietre tombali e
di urne caratterizzano la necropoli arcaica ad incinerazione.
TOPHET
Designa l’area sacra, un
santuario a cielo aperto, ove venivano deposti i vasi contenenti i resti
dei sacrifici umani. Una pratica diffusa era l’immolazione dei
primogeniti maschi (vedi fig. AH )
COTHON
E’ un piccolo bacino
artificiale di forma rettangolare collegato al mare aperto, da un canale. La sua
funzione è ancora oggi discussa. E’ verosimile che fosse un piccolo bacino,
dove entravano piccole imbarcazioni che caricavano e scaricavano le merci delle
navi Fenicie ormeggiate nei tratti navigabili dello stagnone ( questo mare è,
infatti, poco profondo e navigabile solo lungo alcuni canali); ma è anche stata
formulata l’ipotesi che servisse da bacino di carenaggio.
PORTA SUD
Si trova dopo il porto ed ha
due torri ai lati, come la porta nord.
CASERMETTA
Trattasi di una costruzione
militare di cui si vedono ancora gli elementi verticali.
MUSEO
Vi sono esposti oggetti (
vasellame fenicio – punico, corinzio, e altri reperti ) ed il superbo EFEBO
di MOZIA, figura nobile, dal portamento fiero e dalla lunga veste a piegoline di sicuro influsso Greco.
CASA DEI MOSAICI
E’ chiamata così per la
presenza di due bei mosaici in ciottolo bianchi e neri, raffiguranti un grifo
alato che insegue una cerva ad un leone che assale un toro.
CASA DELLE ANFORE
Situata alle spalle del museo,deve il nome al fatto che vi hanno rinvenuto un considerevole numero di anfore.