Il
barocco della Sicilia orientale è unico.
Le sue linee e le sue forme, ricche di
un’allegra fantasia, esprimono la ritrovata gioia di vivere di quelle città
che, distrutte dal terremoto del 1693, vogliono tornare rapidamente alla
normalità ed esorcizzare i fantasmi della distruzione. Ma c’è anche un altro
motivo che contribuisce a rendere il barocco siciliano, eclettico e sensuale,
diverso da quello di altre realtà geografiche. Nelle città più colpite dal
sisma, come catania, il bisogno di una rapida ricostruzione porta alla
realizzazione di edifici che alla
semplicità e linearità delle strutture architettoniche contrappongono preziosi
elementi a rilievo delle facciate, con l’intento non solo di decorare, ma
anche di sviare le “pecche”, inevitabili conseguenze della fretta. La
richiesta di grandi quantità di questi ornamenti porta all’impiego massiccio
di abili intagliatori di pietra bianca. E proprio dall’inventiva di questi
artigiani che nasce il cosiddetto :” Barocco” fiorito, che rappresenta
sui monumenti, la loro visione della vita. I palazzi si ornano di fiori e
frutta, a fronte della fame diffusa, si abbelliscono di angeli e putti paffuti,
assai diversi dai bambini scheletrici che popolano le strade, e si riempiono di
figure grottesche ( umane, stravaganti,
paradossali, cioè antropomorfe o raffiguranti animali fantasiosi e
inverosimili, ovvero zoomorfe) e mostruose allegorie della miseria e delle
disgrazie. I siciliani accolgono con grande entusiasmo lo stile barocco
perché intriso di un gusto spettacolare
e scenografico che riscatta la povertà e la miseria popolare. Le imponenti
cattedrali fanno da contraltare ai miseri cortili, le fontane alla cronica
mancanza d’acqua e le ampie strade dritte ai vicoli tortuosi della suburra,
ovvero del quartiere più malfamato della città. Ciò che conta è la
visione d’insieme e l’apparenza è più importante della realtà: per questo
gli architetti puntano tutto sulle facciate degli edifici, trascurando gli
interni.