Tra il 1500 e l’800 a.C. sul colle di san matteo si
stabiliscono i Siculi, dai quali la città prende il nome. Col tempo, il sito,
subisce l’invasione dei greci e successivamente, con la conquista romana, essa
diventa una città “decumana”, ovvero costretta a versare la decima parte
delle sue entrate. Dopo aver subito la dominazione bizantina ed aver resistito
alle incursioni dei barbari, Scicli, si arrende nell’864 agli Arabi che la
chiamano SIKLA. Con l’avvento dei normanni, viene introdotto il sistema
feudale. Dopo Svevi ed Angioini , la popolazione si pone sotto la protezione
degli aragonesi che danno vita alla Contea di Modica di cui Scicli entra a far
parte. Il passaggio delle città dal colle al piano avviene in modo graduale
dalla seconda metà del XIV sec. al XVI sec.. I motivi sono dovuti soprattutto
al continuo incremento demografico e la costante carenza d’acqua. A valle si
costruiscono nuove abitazioni, si provvede al rifornimento idrico di acqua
potabile e si impiantano laboratori artigianali. Pian piano la città raggiunge
un discreto livello di benessere, dopodiché comincia un periodo di continue
calamità: la peste, l’invasione delle cavallette, la siccità, le piene e il
catastrofico terremoto del 1693 che fa ben 2000 vittime e distrugge quasi
completamente il sito. Dopo la ricostruzione, Scicli segue le sorti della Contea
di Modica e nel giugno del 1860 essa è prima città siciliana a proclamare, con
un pleibiscito, l’annessione al Piemonte con Garibaldi dittatore supremo
dell’isola.
Ha una collezione ambientale tra le più suggestive, essendo
posta al centro della cava amonima, nel fondovalle è chiusa hai lati
quinte naturali di grigie rocce calcaree. La realizzazione dell’
odierna struttura viene decisa nel 1752, in un contesto del tutto svincolato
dalle necessità del post-terremoto e i lavori iniziano nel gennaio 1753. Si
affida la direzione del cantiere al
capo mastro sciclitano Mario Mormina. Solo tra il 1801 e il 1806 si innalza il
primo ordine della facciata. Il progetto originario dell’architetto Antonino
Mazza, viene in parte modificato dal siracusano Salvatore Ali’. Il prospetto
di S. Bartolomeo costituisce un interessante epilogo del tema della
facciata-campanile. Gli elementi fondamentali delle opere tardo barocche sono
tutti presenti: i tre ordini degradanti raccordati da volute, il gioco plastico
delle colonne libere, le statue integrate con la composizione architettonica, il
coronamento cupoliforme.