Fondata nel 734 A.C. dai Greci di
Corinto, cade ben presto in mano ai tiranni.
Passata ai Romani, viene poi occupata da Barbari, Bizantini, Arabi,Normanni, Svevi ed infine dagli Argonesi.
I Tiranni
Il tiranno, figura antica che corrisponde all’odierno
dittatore,è un personaggio che spesso si incontra, ripercorrendo la storia della Sicilia ed in particolare di
Siracusa, in periodo ellenistico.GELONE, già tiranno di Gela,nel 485 A.C.
estende il suo dominio su Siracusa. Le sue mire espansionistiche causano
l’ostilità dei Cartaginesi che si trasforma,ben presto, in aperto scontro.
Gelone, alleatosi con TERONE, tiranno di Agrigento, riesce a
sconfiggerli nella celebre battaglia di HIMERA (485 A.C.). gli succede il
fratello IERONE che, durante il suo governo aiuta Cuma a sbarazzarsi della
minaccia etrusca. Dopo un breve periodo di democrazia,sale al trono DIONISIO IL
VECCHIO che assume il termine di “strategos autokrator” ovvero di generale
assoluto. Stratega accorto, basa il suo governo sul consenso popolare e, sotto
di lui, la città diviene una vera e propria potenza. Alla sua morte sale il
figlio DIONISIO IL GIOVANE, non dotato delle stesse capacità del padre, seguito
dal sanguinario AGATOCLE, che per prendere il potere, non esita a massacrare gli
aristocratici. L’ultimo dei tiranni a governare Siracusa è IERONE II. Nel
212, la città passa nelle mani dei Romani sotto i quali diviene capitale della
provincia di Sicilia.
Dal greco LITOS,pietra e TEMNOS, taglio,sono le antiche
cave dalle quali venivano ricavati, fin dall’età greca, i blocchi di pietra
calcarea bianca e grigia, utilizzati per la costruzione di edifici pubblici e
grandi dimore. Per estrarre le pietre si ricavano dalle fenditure nelle quali
vengono inseriti cunei di legno che bagnati, aumentano di volume, così da
spaccare la pietra. Per trovare strati di pietra più compatta, lo scavo viene
condotto in profondità mediante l’apertura di grotte sempre più imponenti.
Per sostenere la volta di copertura di queste cavità, si lasciano
pilastri ricavati dalla roccia stessa. In questo modo è possibile ottenere
quantità impressionanti di materiale. Una volta terminato lo scavo questi
ambienti vengono utilizzati come prigioni. All’interno della zona archeologa,
si trova la LATOMIA DEL PARADISO,antico e vastissimo gruppo di cave, con altezze
che variano dai 25 ai 47 metri, celebra soprattutto per la presenza
dell’ORECCHIO DI DIONISIO, una grotta artificiale, che per la sua forma
ad S ed il grande effetto acustico, ha originato la leggenda che il tiranno
Dionisio vi rinchiudesse i prigionieri per ascoltare i loro discorsi. Più
probabile che essa fungesse poi da cassa armonica per le rappresentazioni
classiche che si svolgevano nell’adiacente teatro. Suggestiva è anche la
GROTTA DEI CORDARI, così chiamata perché vi si fabbricano appunto le corde,
sfruttando l’umidità che nella grotta abbonda, a che è condizione necessaria
per ottenere un buon prodotto.
E’ l’esempio più mirabile dell’affascinante fenomeno
di sovrapposizione e di miracolosa convivenza di elementi architettonici
diversi. La chiesa è, nel suo insieme, una sintesi esemplare dell’intreccio,
tutto siciliano, di cultura pagana e cristiana. All’interno sopravvive con le
sue forme il tempio dorico dedicato ad ATENA, sorto nel 480 A.C: è un periptero
esastilo e delle sue 36 colonne in pietra calcarea rivestite da un sottile
strato di intonaco dipinto, ben 24 sono ancora al loro posto, inglobate ma
perfettamente visibili, nella muratura della cattedrale. Nella parte centrale si
trova la CELLA o NAOS. La trasformazione in chiesa cristiana viene effettuata
per opera del vescovo Zosimo, in epoca bizantina; in quel periodo vengono
innalzati muri a chiudere lo spazio tra le colonne del peristilio ancora oggi
visibili sul lato sinistro, sia all’interno che all’esterno dell’edificio
e si tagliano otto archi nelle pareti longitudinali della cella, ottenendo così
una chiesa a tre navate con coronamento absidale. Trasformata in moschea durante
la dominazione araba l’edificio viene rimaneggiato in epoca normanna con la
sopraelevazione delle pareti della navata centrale, con la decorazione musiva
delle absidi e il rinnovamento della facciata. I terremoti del 1542 e del 1693
fanno precipitare il prospetto, che viene ricostruito tra il 1725 e il 1753 su
progetto di Andrea Palma in puro stile barocco siciliano che utilizza come
modulo compositivo basilare, le colonne. L’ingresso e la modulazione del loro
oggetto, volto ad una maggiore accentuazione volumetrica. L’ingresso è
preceduto da un atrio con un portale fiancheggiato da due colonne
tortili lungo le cui spire si avvolgono racemi d’uva.
Questa incantevole piazza si permea di un’atmosfera particolarmente suggestiva al tramonto o al calare della notte,quando viene illuminata.
E’ delimitata non solo dalla cattedrale ma anche da bei
palazzi barocchi.
Piazza Archimede
Il centro è occupato dalla ottocentesca Fontana di Archimede (Diana), dea della caccia, circondata da uccelli, cavalli, sirene e tritoni.