Ci sono però anche alcune categorie sociali più deboli - come gli anziani, i poveri, la gente meno istruita, i portatori di handicap - che rischiano di avere più danni che vantaggi dall’introduzione della moneta unica. Lo ha rilevato la stessa Commissione europea,in particolare la Dg XXIV, che stima nel 20-25% della popolazione l’aliquota dei "vulnerabili" a subire un vero e proprio shock. In Europa ci sono 58 milioni di europei sopra i 65 anni e quasi il 30% persone che nella loro vita non hanno mai effettuato un pagamento in valuta straniera. L’introduzione dell’euro, se non è accompagnata da politiche adeguate, può pertanto aggravare le fratture sociali e i deficit di cittadinanza. Secondo la Commissione non si può attendere il 2002 quando le monete e banconote in euro arriveranno nelle nostre tasche, ma è necessario creare un clima di fiducia, soprattutto rassicurando i consumatori che i costi del passaggio alla moneta unica non avranno effetti suoi loro redditi e le loro spese.

Uno dei punti particolarmente delicati per questa di fiducia è il rapporto dei cittadini consumatori (o clienti) con le banche. Per la tenuta di un conto corrente gli istituti di credito italiani, spagnoli, francesi, nell’ordine, sono quelle che hanno finora praticato uno spread più alto sugli interessi (nel caso dell’Italia, il triplo di quello esistente verso la clientela in Germania). Ma, ora che non ci sarà più il rischio di cambio, il correntista potrà confrontare i servizi offerti e scegliere i più efficienti e meno costosi, che non sempre saranno quelli delle banche nazionali. La nuova realtà in cui il sistema bancario italiano dovrà lavorare sarà basata sulla stabilità monetaria, un’inflazione bassa, dei tassi di interesse ridotti.