Tutti i titoli azionari della Borsa italiana dal 4 gennaio 1999 sono negoziati in euro, indipendentemente dalla conversione del capitale sociale e delle voci di bilancio degli emittenti. Procedure analoghe di transizione all’euro riguarderanno i titoli a reddito fisso e gli strumenti derivati dell’Idem (il mercato dei prodotti derivati sui titoli azionari e gli indici di Borsa). Le motivazioni di tale scelta - analoga a quella di tutte le Borse dei Paesi euro - derivano da volontà di non influenzare negativamente la liquidità del mercato, (frammentando il listino in gruppi di titoli negoziati in valuta diversa), da ragioni di efficienza tecnologica (è opportuno evitare la duplicazione di modalità di negoziazione e contabilità) e dall’intenzione di tutelare la competitività della Borsa sul piano internazionale. Nel comparto obbligazionario i rendimenti dei titoli di Stato dei Paesi aderenti all’area euro si differenziano d’ora in poi solamente per il diverso rischio dell’emittente (per l’Italia, rispetto alla Germania, lo spread si può quantificare da un quarto di punto a mezzo punto).

Con la nascita dell’euro comune il mercato borsistico di riferimento per il risparmiatore italiano non è più Piazza Affari a Milano, ma il mercato azionario e obbligazionario europeo (dove ci sono circa 2500 società quotate). Per quanto riguarda il mercato azionario, si ragionerà sempre di più per settori piuttosto che per Paesi. L’alternativa all’acquisto di azioni Telecom Italia non saranno quindi le Generali, le Fiat o le Olivetti, ma France Telecom, Deutsche Telekom e così via. Ma oggi le commissioni di negoziazione nel resto d’Europa sono ancora più elevate rispetto a quelle italiane (anche il doppio rispetto allo 0,7% italiano), perché occorre aggiungere la percentuale richiesta dal broker straniero dato che pochi intermediari nel nostro Paese sono attrezzati per comprare direttamente le azioni sui mercati esteri.

Dal 1° gennaio 1999 anche tutte le nuove emissioni di titoli negoziabili del debito pubblico saranno denominate in euro, come pure i titoli di Stato preesistenti (Bot, Ctz, Btp, Cct). Anche in questo caso una delle ragioni fondamentali della scelta è rappresentata dalla volontà di assicurare condizioni di massima omogeneità per gli investitori e il mercato, senza differenziare gli strumenti in lire da quelli nuovi in euro. Sotto il profilo tecnico il processo di ridenominazione sarà agevolato da misure di "dematerializzazione": ciò significa che i titoli di Stato non esisteranno più in forma cartacea, ma unicamente come iscrizione contabile. Chi possiede dei titoli cartacei dovrà riportarli in banca e aprire un conto titoli entro il 31 dicembre 1998. Con l’euro cambia anche il valore minimo di acquisto dei titoli di Stato: così, se prima occorrevano di regola cinque milioni, dal 1° gennaio 1999 basterà disporre di 1.000 euro (meno di 2 milioni di lire).

Per quanto riguarda i Fondi di investimento, la conversione all'euro non richiede alcuna operazione da parte di chi già detiene quote di fondi comuni. La Banca d'Italia ha previsto il 30 dicembre 1998 come ultimo giorno delle quote in lire e il 5 gennaio 1999 quale primo giorno di calcolo delle quote in euro. Il risparmio gestito italiano è stato suddiviso in nuove categorie. Per le azioni è rimasta una sola categoria nazionale (denominata Azionario Italia), mentre esistono sette tipologie per l’estero: Area euro, Europa, America, Pacifico, Paesi emergenti, Internazionali, Altre specializzazioni (con almeno il 70% delle azioni appartenenti alla voce di riferimento).

Assegni e carte di credito

Tutti i correntisti possono richiedere alla propria banca blocchetti di assegni sia in lire che in euro senza spese aggiuntive (e anche senza avere aperto un conto in euro). I libretti si distingueranno soprattutto per il colore, ma anche per il "glifo" dell’euro che dovrà essere stampigliato con evidenza. Nella compilazione bisognerà indicare sempre i centesimi, sia in cifre che in lettere, separati da virgola (ad esempio euro 2000,00 ed euro duemila e no cent).

Con la carta di credito è già possibile operare in doppia valuta (euro e moneta nazionale) per quanto riguarda gli acquisti, mentre gli sportelli Bancomat erogano ovviamente soltanto banconote in lire. Dal 1° gennaio 2002 il Bancomat (che non dovrà per questo essere sostituito) erogherà anche in euro. Sull’estratto conto per la clientela i pagamenti saranno rappresentati in entrambe le divise.