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Padre Solalinde incontra gli studenti del Mosè Bianchi

Pubblicato il: 05/10/2018 - 16:40 da admin

Giornata di riflessione con padre Solalinde sui diritti umani e sulle migrazioni oggi 5 ottobre al Mosè Bianchi.

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Padre Solalinde, 72 anni, ha fondato più di dieci anni fa “Hermanos en le camino”, (fratelli sulla strada) a Ixpetec, nello Stato messicano di Oaxaca. Su di lui pende una taglia di un milione di dollari per questo vive sotto scorta da 5 anni.

I narcotrafficanti lo vogliono morto perché non ha paura di denunciare la tragedia dei 500 mila migranti senza documenti del Centro e Sud America che si trovano a passare per il Messico nel tentativo di raggiungere gli Stati Uniti. Né – soprattutto – le connivenze con le forze dell’ordine e la politica, con altissimi livelli di corruzione. I migranti vengono rapiti, torturati, violentati e uccisi se non pagano il riscatto alla criminalità organizzata o si rifiutano di entrare nelle loro fila. Il suo centro d’accoglienza stima più di 10 mila migranti desaparecidos, ma secondo il Movimento dei migranti mesoamericano sono oltre 70mila. Nel secondo Paese più violento al mondo (dopo la Siria), con 23 mila omicidi l’anno e l’orrore delle fosse comuni clandestine, la coraggiosa testimonianza di padre Solalinde – in questi giorni in Italia per presentare il suo libro “I narcos mi vogliono morto” (Emi) – ha fatto il giro del mondo. Tanto da valergli una nomination al Premio Nobel per la pace 2017.

 

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