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Ugo
Foscolo La vita |
La vita
Nel 1778 Niccolò Ugo Foscolo nasce a Zante, l’antica Zacinto, isola del mare Jonio allora appartenente alla Repubblica di Venezia, i cui confini si estendono fino alla costa ellenica. La madre del poeta, Diamantina Spathis, è d’origine greca; il padre, il medico veneziano Andrea, morirà prematuramente a Spalato, dove la famiglia si è trasferita, quando il poeta ha solo quattordici anni: il ricordo dell’infanzia trascorsa nell’isola di Zante e dei della civiltà greca resteranno impressi nel cuore del poeta con le caratteristiche del sogno sereno violentemente troncato dalla morte.
Nel 1793, in seguito alle difficoltà economiche, il
giovane, primogenito di quattro fratelli, deve trasferirsi con la madre a
Venezia, dove i parenti del padre gli assicurano una modesta sistemazione. Ugo
scrive i primi acerbi componimenti, datati 1794, in cui ricorrente è il tema
della morte del padre, e si appassiona alle idee rivoluzionarie, diffuse in
quegli anni dall’esercito di Napoleone, impegnato nelle campagne d’Italia.
Nell’aprile del 1797, non ancora ventenne, deve
lasciare la città e rifugiarsi a Bologna, poiché rischia di essere arrestato a
causa delle sue convinzioni politiche. Pochi mesi dopo, Venezia insorge contro
l’ultimo doge e, in seguito all’intervento dell’esercito di Napoleone, è
proclamata la Repubblica: il poeta, ritornato in città, ottiene la nomina di
capo della municipalità. Sono i mesi dell’entusiasmo politico, espresso
nell’ode A Bonaparte liberatore e
nella tragedia alfieriana Tieste, che
ha come bersaglio i tiranni. In quello stesso anno, con il trattato di
Campoformio, Napoleone cede Venezia all'Austria in cambio di altri territori,
suscitando una profonda e angosciante delusione nel giovane Foscolo.
Lasciata con dolore la patria, il poeta si
trasferisce a Milano, capitale della Repubblica Cisalpina, dove incontra
importanti scrittori illuministi e neoclassici come il Parini e il Monti; non
riesce però ad ottenere un impiego stabile e si trasferisce a Bologna, dove
lavora come aiutante del cancelliere del tribunale. Nel 1799, si arruola come
volontario nella Guardia Nazionale istituita per combattere gli austro –
russi, lasciando interrotto il lavoro di stesura e pubblicazione del romanzo Le
ultime lettere di Jacopo Ortis, che l’editore fa rimaneggiare e completare
da un altro autore pubblicandolo, nel 1799, con il titolo Vera
storia di due amanti infelici.
Fra il 1799 e il 1801 il giovane poeta combatte in
Emilia e a Genova. Dopo la battaglia di Marengo (1800), ottiene il grado di
capitano e si trasferisce a Milano, dove vive un’intensa passione amorosa per
Antonietta Fagnani Arese, cui è dedicata l’ode All’amica risanata; ripubblica l’ode A Bonaparte liberatore con un’audace lettera dedicatoria critica
nei confronti di Napoleone e s’innamora, durante un soggiorno a Firenze, di
Isabella Roncioni, già promessa sposa (l’esperienza si riflette nell’Ortis).
Scrive intanto l’ode, di stampo neoclassico, A
Luigia Pallavicini caduta da cavallo e dà alle stampe, a proprie spese, Le ultime lettere di Jacopo Ortis (1801).
A Pisa, nel 1802, con il titolo Poesie di Ugo Foscolo, le due odi sono pubblicate insieme agli otto Sonetti,
capolavoro della lirica italiana di ogni tempo, nel “Nuovo giornale dei
letterati”.
Nel 1804 il giovane ottiene di essere trasferito
oltralpe, e, come capitano, vive in Francia e nelle Fiandre con le truppe
napoleoniche che preparano uno sbarco, mai attuato, in Inghilterra. In tale
circostanza traduce il Viaggio
sentimentale dello scrittore inglese Laurence Sterne e, ispirato dallo stile
distaccato e ironico dello scrittore britannico, scrive la Notizia
intorno a Didimo Chierico (pubblicata nel 1813), che costituisce un proprio
ritratto disincantato e ironico, non più appassionato come l’Ortis.
Dal rapporto amoroso con un’inglese gli nasce una figlia, che gli sarà
vicino durante l’esilio volontario in Inghilterra.
Ritornato in Italia nel 1806, Foscolo soggiorna
brevemente a Venezia dove, in seguito a una conversazione con l’amico poeta
Ippolito Pindemonte ed altri conoscenti, gli nasce lo spunto per il suo
capolavoro, il carme Dei Sepolcri, ultimato
nell’aprile dell’anno successivo.
Nel 1808, Foscolo ottiene la cattedra d’eloquenza
all’Università di Pavia. L’anno successivo, fra l’entusiasmo degli
studenti, tiene la prolusione Dell’origine
e dell’ufficio della letteratura: la cattedra è però subito soppressa,
forse perché lo scrittore ha rifiutato di inserire nel testo della prolusione
le abituali lodi di Napoleone. Ritornato a Milano, il poeta è oggetto di
diffidenza per il proprio atteggiamento indipendente nei confronti del governo
napoleonico e trascorre il tempo fra nuovi amori e tentativi di risolvere le
consuete difficoltà economiche. Nel 1811, alla Scala si rappresenta la sua
tragedia Aiace: evidente è
l’allusione a Napoleone nel personaggio del tiranno Agamennone, e le
rappresentazioni devono essere sospese.
Dopo un breve periodo di serenità a Bologna e
Firenze, dove il poeta vive nuovi amori e scrive gran parte del carme Le
Grazie, che resterà sempre incompiuto e, in veste di frammenti, sarà edito
postumo, Foscolo torna a Milano dopo la sconfitta a Lipsia di Napoleone (1813) e
riprende servizio come ufficiale.
Nel 1814, Napoleone cade e gli Austriaci ritornano in
Lombardia. I nuovi dominatori offrono allo scrittore un incarico di prestigio e
ben remunerato, allo scopo di trasformarlo in un simbolo dell’avvenuta
riconciliazione con gli intellettuali patrioti, ma alla vigilia del giuramento
di fedeltà al nuovo governo, Foscolo, con un’improvvisa decisione, varca il
confine con la Svizzera.
Dopo aver pubblicato, in edizione definitiva, l’Ortis,
in terra elvetica, essendo ricercato dagli Austriaci con mandato
d’estradizione, il Foscolo deve lasciare anche la Svizzera: nel 1816 si
trasferisce a Londra. Dopo alcuni anni trascorsi fra l’attività letteraria e
giornalistica e nuove passioni amorose, nel 1822 incontra la figlia Floriana e
affitta un costoso villino, indebitandosi fino a ridursi in miseria. In gravi
difficoltà economiche, negli ultimi anni di vita scrive articoli di
divulgazione, vivendo in condizioni assai precarie, aiutato dalla figlia; è
spesso costretto a cambiare casa e si cela sotto falso nome.
Peggiorate anche le sue condizioni di salute, il
poeta muore a Turnham Green, presso Londra, nel 1827: non ha ancora compiuto i
cinquant’anni. Nell’ultima lettera alla figlia, le lascia tutto il denaro in
suo possesso: cinquanta sterline, destinate a rimborsare un creditore.