2. La Rivoluzione Russa

Di Paolo Mantovani

Nel corso della prima Guerra mondiale, in Russia, ci si rende conto della fragilità dello zarismo: il malcontento dilaga e l’azione degli operai e dell’esercito ribelle porta all’abdicazione dello zar Nicola II. La prima fase della rivoluzione vede uniti i movimenti politici avversi all'assolutismo dello Zar.

Rimangono però aperti gravi problemi: quale modello istituzionale assumere, come comportarsi nei confronti della guerra e quali misure adottare per attenuare il malessere dei contadini. In questa fase i socialisti bolscevichi (“di maggioranza”) di Lenin si presentano con obiettivi precisi: trasformare la “guerra imperialista” in guerra civile, considerare la rivoluzione russa come punto di partenza di una rivoluzione mondiale ed affidare tutto il potere ai "soviet", organizzazioni diffuse nei luoghi di lavoro e nell’esercito. Nel frattempo, il governo provvisorio centrista di Kerenskij subisce nuove disfatte militari e non è in grado di risolvere la crisi nelle campagne; ciò consente ai bolscevichi di organizzare l’insurrezione armata e conquistare il potere, guidati da Lenin; quest’ultimo, convinto che la salvezza del Paese debba passare per una fase di dittatura del proletariato prende il potere con un’insurrezione armata e scioglie l’Assemblea costituente, in cui i bolscevichi erano in minoranza, dopo aver firmato una pace immediata con la Germania.

Il partito bolscevico di Lenin, denominatosi comunista, attua il programma marxista di statalizzazione della grande proprietà privata e di direzione dell'economia da parte dello Stato sovietico. Il nuovo governo non deve fronteggiare in questo periodo solo l’ostilità della maggioranza dei Partiti, ma anche, e soprattutto, lo scontro con gli eserciti controrivoluzionari, appoggiati dalle potenze occidentali. Questo scontro porta, dopo il 1918, ad una disastrosa guerra civile, da cui escono vittoriosi i bolscevichi che hanno costituito ”l’Armata rossa” e godono dell’appoggio delle masse contadine, alle quali hanno assegnato le terre confiscate ai latifondisti.

Dopo il successo nel 1922, i bolscevichi fondano l’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche). Il nuovo regime prevede l’abolizione della proprietà privata e del libero mercato (“comunismo di guerra”) e la centralizzazione del potere nelle mani dei Comunisti, i quali espropriano definitivamente la grande proprietà privata, organizzano un’economia pianificata dal governo e mettono al bando le forze politiche che si oppongono alla rivoluzione, instaurando un sistema a partito unico. La Costituzione sovietica prevede, nel primo articolo, il fondamento delle istituzioni statali e delle leggi sulla teoria marxista e la "dittatura del proletariato".