5. Il nazismo al potere

Di Vincenzo Princi

 

Con la prima guerra mondiale, ha fine l'esistenza dell'impero austro-ungarico.

L'Austria diviene una repubblica democratica, in cui le maggiori forze sono il Partito socialdemocratico  e quello cristiano sociale. L'Ungheria subisce invece un rapido declino dopo il colpo di stato che rovescia la Repubblica sovietica socialcomunista instauratasi per breve tempo.

L'impero tedesco attraversa intanto anni di profonda crisi dopo la sconfitta nel primo conflitto mondiale; l'imperatore, sotto la pressione della sinistra, abbandona il potere.

La Germania diviene Repubblica, ma l'estrema sinistra, che si ispira a quella russa (come il Partito comunista in Italia, è nata da una scissione nel Partito socialista) si trova a dover fronteggiare la destra che, nonostante la vittoria elettorale dell' SPD socialista, riesce a trasformare la Germania, tramite la costituzione di Weimar, in una Repubblica parlamentale federale, con a capo un presidente al quale spettano poteri molto estesi.

La repubblica di Weimar attraversa gravi crisi sia politiche, con le pressioni di piazza della destra, che economiche, per la fortissima inflazione e disoccupazione, dovute anche ai pesantissimi risarcimenti imposti dalle potenze vincitrici. Grazie agli aiuti economici soprattutto Usa, la situazione migliora; al potere si insedia però l'ala conservatrice con il maresciallo Hindenburg.

Intanto, a Monaco nel 1920, Hitler fonda il Partito nazional-socialista (in seguito detto nazista), in parte ispirandosi al Fascismo ma puntando su una violenta ideologia razzista. Dopo un fallito colpo di stato nel 1923, Hitler riesce, con le elezioni del 1933, avvenute nel clima di grave crisi economica che ha colpito tutto il mondo, a diventare cancelliere, ossia massima autorità dello Stato.

Il nazismo si basa sull'antisemitismo, sul nazionalismo estremo, e l'ebreo diviene il capo espiatorio di tutti i problemi della Germania.

Il nazismo diviene il mezzo per instaurare un nuovo blocco conservatore tramite il quale Hitler distrugge ogni forma di democrazia, mette fuori legge, con la violenza delle SS,  gli oppositori, ed elimina ogni avversario.

Il dittatore si avvale, sul piano economico, di una cultura economica dirigistica, tramite la quale il Paese attraversa un periodo di rinascita, caratterizzato da un alto tasso di occupazione, anche in seguito al divieto di sciopero applicato con estrema durezza e alla repressione di ogni libertà. La fanatizzazione dei seguaci e il soffocamento di ogni voce di dissenso crea in Germania un entusiasmo di massa nei confronti del "Capo", ritenuto infallibile.

In politica estera, Hitler prepara una nuova guerra: suo primo obbiettivo è l'Austria, che viene invasa con la motivazione secondo cui la sua popolazione è di lingua tedesca e dunque deve far parte della Germania.