14. La decolonizzazione e il terzo mondo nel secondo dopoguerra
Di Nabil Latfaoui
Dopo la morte di Gandhi, avvenuta nel 1948 per mano di un estremista contrario alla pacificazione fra induisti e islamici, l’India, che ha conquistato col metodo non - violento l'indipendenza, si divide e nascono l’Unione Indiana di religione induista e il Pakistan islamico. Nehru, successore di Gandhi, ispirandosi al socialismo, avvia una politica per migliorare l’economia del Paese, ma senza risolvere i problemi alimentari.
Nel Sud-est asiatico si formano movimenti di liberazione diretti dai Comunisti che, sconfiggendo i Francesi negli anni Cinquanta, nel Nord della penisola proclamano la Repubblica Democratica del Vietnam che appoggia la guerriglia dei “vietcong” contro i governi filoamericani del Sud. L’esercito USA interviene massicciamente ma deve infine cedere e il conflitto si conclude nel 1973, con la nascita della Repubblica Socialista del Vietnam unificata.
Per quanto riguarda il Maghreb nordafricano, il nazionalismo arabo-islamico determina la decomposizione del colonialismo europeo tranne nell’Algeria, che viene considerata parte integrante della Francia dai governanti di Parigi. L’indipendenza algerina sarà raggiunta solo dopo una sanguinosa guerra contro l’esercito francese.
Un altro fronte contro il colonialismo è l’Egitto, occupato dai britannici; la fine dell’occupazione nasce da un colpo di stato guidato da Nasser. Nel 1948, nella Palestina, precedentemente occupata dagli Inglesi, si forma lo Stato ebraico d’Israele, armato dagli USA che lo sostengono nell’occupazione della Palestina precedentemente araba. Ne nasceranno conflitti ancora in corso agli inizi del terzo millennio, dopo l'assassinio, ad opera di un estremista, del leader israeliano moderato Rabin, che aveva raggiunto un accordo di pace con il palestinese Arafat.
Diversa la decolonizzazione del continente africano. Il Congo, nel 1960, dopo aver subito una politica coloniale spietata, riesce a raggiungere l’indipendenza guidato dal socialista Lumumba, che verrà però in seguito fatto assassinare dal colonnello Mobutu. In diversi nazioni, le classi dirigenti europee mantengono il potere: si distingue il Sud-Africa, dove continua ad esistere l’apartheid (segregazione) nei confronti dei neri. In seguito nasce la resistenza africana guidata dal leader Nelson Mandela. Negli anni Novanta, grazie all'accordo fra Mandela e il leader bianco moderato De Klerk, cessano le azioni terroristiche, viene superato “l’apartheid”, viene introdotto il suffragio universale e Mandela diventa presidente di una Repubblica in cui bianchi e neri convivono senza conflitti.
L’America Latina, dopo la seconda Guerra mondiale, si sviluppa fortemente nel settore delle esportazione ma rimane arretrata nel campo dell’industria pesante. In politica si affermano i movimenti “populistici” come il “peronismo” argentino (così denominato dal leader Peròn), ma entrano in declino con la crisi economica causata dalla diminuzione dei prezzi delle materie prime sui mercati mondiali. Nelle vicende politiche dell’America latina gli USA hanno un peso importante: significativo il caso del Cile dove, forse incoraggiato dai servizi segreti USA, con un colpo di stato il generale Pinochet va al potere, rovesciando il governo, democraticamente eletto, del socialista Allende, e massacrando migliaia di esponenti della sinistra cilena. Solo parecchi anni dopo in Cile ritorna la democrazia.