Le caratteristiche del giardino all'italiana
L' ideologia antropocentrica quattrocentesca impone la conoscenza delle leggi della natura e, attraverso esse, dell’uomo inteso come microcosmo nel macrocosmo.
Ne consegue una concezione secondo la quale nel giardino viene ricreato l’ordine cosmico attraverso l’applicazione del ritmo e dell’armonia, della proporzione e dell’equilibrio, che si esplicano nell’utilizzo di un rigido geometrismo e nel rigoroso controllo di tutte le parti e del rapporto di esse con il tutto, secondo una logica che troverà ulteriore sviluppo ed applicazione in tutto il Rinascimento.
In Grecia e a Roma il giardino aveva avuto un ruolo fondamentale per filosofi, poeti, eruditi, come luogo ideale dell’insegnamento e della poesia.
Tale esempio sarà il faro dell’umanesimo italiano; l’esigenza del recupero del patrimonio artistico e culturale del mondo classico, per i suoi modelli di perfezione e bellezza, porta allo studio e alla rievocazione di vari aspetti di queste civiltà da parte di numerosi cultori delle letterature classiche, che si dissero “umanisti”.
Costoro hanno una visione sublime del passato e sognano, dopo secoli d’oscurantismo, il trionfo della luce.
Gli antichi avevano insegnato che la bellezza è il frutto dell’armonia.
Tale concezione sostenuta tra gli altri da Plinio il Giovane e Vitruvio, è il fondamento del De Re Aedificatoria di Leon Battista Alberti stampato nel 1485.
In questo testo, l’autore descrive la villa di compagna, le piacevolezze e la pace del mondo agreste (arcadia) come rifugio per “l’otium intellettuale” individua i criteri e fissa i canoni estetici in base ai quali progettare le ville e i giardini.
Egli da’ indicazioni circa il sito da scegliere per l’ubicazione della villa, suggerisce di individuare un luogo facilmente accessibile, da cui si goda un bel paesaggio e nel quale si creino le migliori condizioni d’esposizione, ventilazione e clima.
Il giardino, estensione della villa, avrà un impianto regolare governato dalla geometria in cui troveranno posto piante sempreverdi, quasi a sottolineare il carattere di permanenza nel tempo, che saranno esse stesse ricondotte in forme geometriche.
Il tutto in una continua aspirazione all’armonia tra la villa, il giardino e la natura.
Il giardino del quattrocento ha sempre un’asse longitudinale, lungo il quale si dispiega il viale principale; in esso la casa è collegata con l’esterno attraverso logge, porticati, finestroni, che assumono il ruolo di filtri tra l’architettura e il paesaggio.
Le aiuole sono organizzate in parterre e sono bordate da siepi di bosso sempreverdi, ’impianto si adagia su pendii e si sviluppa attraverso rampe e ripiani di collegamento sino all’edificio che è posto nel punto più eminente, le statue e le balaustre sono collocate secondo preciso principio compositivo volto a dare evidenza all’estetica.
Il giardino dell’umanesimo perde, in gran parte il carattere utilitario a favore degli elementi ornamentali.
Il costante riferimento all’antichità, comporta non solo l’utilizzo, all’interno dei giardini di statue o ornamentali ma anche di concepire il giardino come luogo di contemplazione e cultura.
Ciò avviene, ad esempio, ad opera di Lorenzo Il Magnifico che fa realizzare il giardino di San Marco, concepito come rifugio e luogo di lavoro per scultori e la Villa Di Careggi, ove si riunirà l’Accademia Fiorentina attorno al filosofo neoplatonico Marsilio Ficino
Il Giardino Del Cinquecento (Rinascimento)
Il giardino all’italiana sancisce il predominio assoluto dell’Italia nell’arte dei giardini per tutto il rinascimento costituendo la premessa della successiva affermazione del giardino alla francese (600).
Esso è la naturale evoluzione del giardino dell’umanesimo (400), già frutto della cultura antropocentrica, e si connota per un carattere magnificente in cui regna una perfetta armonia. Ulteriore affermazione del dominio della razionalità dell’uomo che tutto controlla fino a ridurre la stessa natura in forma architettonica (vedi arte topiaria), il giardino all’italiana si diffonde a partire da due grandi poli: Roma e Firenze.
Quest’ultima, protagonista nel 400, definisce i criteri che caratterizzeranno il giardino italiano per tutto il corso del rinascimento e del barocco, ma nel 500 è Roma a conferire eclatanza e opulenza all’impianto tipologico e a produrre la committenza che darà l’impulso più significativo alla fioritura di tale forma d’arte.
Non è un caso, infatti, che un primo esempio, e nel contempo un’efficace sintesi delle caratteristiche tipologiche del giardino all’italiana, sia costituito dal cortile del Belvedere in Vaticano, progettato da Donato Bramante per Papa Giulio II.
Un luogo celebrativo della dinastia medicea è l’impianto di Boboli o Firenze.
In tutti questi casi, si evidenzia il carattere scenografico e spettacolare dei giardini all’italiana, mirato a suscitare lo stupore del visitatore.
Tutti gli elementi vegetali vengono ricondotti in forme geometriche, mentre l’acqua si presenta in forma di zampilli, cascate, fontane, canali e vasche, costituendo uno degli elementi che concorrono maggiormente a suscitare stupore nel visitatore.
La perfezione del giardino e il suo carattere di permanenza sono determinati anche dall’uso di piante sempreverdi (cipresso, bosso, tasso, leccio, pino, mirto, alloro) in funzione ornamentale.
Quello del 500 è un giardino nel quale i toni del verde, uniti alla pietra degli elementi architettonici, costituiscono le uniche note cromatiche.
Il Giardino Barocco (600)
Nel ‘600 l’architettura dei giardini è ancora la stessa, con gli stessi schemi tardo-rinascimentali. Il 600 è il secolo dello stupore e della meraviglia, nel quale Galileo, Newton e Keplero rivoluzionano la visione del mondo, scuotendo radicate credenze religiose.
In tale rinnovato contesto culturale, l’arte risente della nuova concezione dell’universo ed assume, nelle sue manifestazioni, connotazioni di dinamismo, opulenza e complessità.
Nel giardino i nuovi canoni sono applicati sia per la definizione dell’impianto che per le scelte di tipo ornamentale.
La matrice del giardino barocco è costituita dall’impianto all’italiana, ma nel corso del secolo conosce un’evoluzione: viene trasformato, ampliato, reso più articolato; ridondante ed è caratterizzato da effetti pittoreschi e scenografici che ne dissimulano il rigore di base.
Se la composizione del giardino all’italiana è ancora la stessa, maggiore è la ricerca di novità nella scenografia, nelle preziosità e nelle sofisticazioni.
L’architettura si anima, si muove, si riempie di luci, di ombre, di curve.
Il verde comincia ad avere il sopravvento sulle parti in muratura, inizia una lenta trasformazione del giardino in parco.
Così creato, il giardino all’italiana e a maggior ragione quello barocco, può trattenere la sua bellezza nel corso di tutte e quattro le stagioni, dato che i suoi elementi principali sono gli alberi sempreverdi, le siepi e gli alberi potati ad arte e le opere in muratura anche in un paese con scarse piogge estive com’è l’Italia.
La fantasia degli architetti è arrivata a creare nello stesso tempo, ampi spazi con scenari teatrali adatti alle più fantastiche feste e rappresentazioni (ad es. l’anfiteatro dell’isola bella, sul lago Maggiore) e parti intime e raccolte come il giardino segreto (dove si potevano ammirare i fiori) o le grotte ideate dagli architetti come luoghi di ristoro e di frescura durante le torride giornate estive.
Siamo all’esasperazione del giardino Rinascimentale nato come forma d’arte piena di novità, fantasia, bellezza ed invenzione.
Il rigido schematismo del cinquecento viene attenuato e la ricerca del movimento segna in modo decisivo sia l’architettura che il giardino barocco.
L’idea di spazio, di estensione, dinamismo, spettacolarità, esuberanza si concretizzano nell’impiego di grandi curve, di tracciati ad ampio respiro, si moltiplicano le visuali e gli effetti prospettici.
L’effetto chiaro-scuro, luce-ombra viene sottolineato dall’attenuazione delle superfici piane, dai volumi delle composizioni e dal gioco delle visuali.
In tutti gli elementi che compongono il giardino si smussano gli angoli, si evitano forme geometriche nette e si preferiscono linee incerte tendenti a dissolversi.
Nelle fontane, nelle vasche e nelle grotte, riprodotte artificialmente, appare il genere rustico; le pareti sono rivestite da concrezioni calcaree ornate con conchiglie ed esoscheletri di molluschi di marmo, materiali vitrei e ceramici accostati in semplici mosaici ottengono raffinate graduazioni di tono, combinando il bianco, il bruno e il rosso in una alternanza di effetti visivi e tattili contrapposti (concavo-convesso, chiaro-scuro, lucido-opaco, levigato-ruvido).
La grotta e il ninfeo servono da cornice all’acqua che fuoriuscendo da pareti rustiche ora sgorga quietamente, ora zampilla da statue con nitidi getti, ora sprizza in sottili fili da strette bocche nascoste per il divertimento ed il piacere (giochi d’acqua).
Col settecento si conclude in Italia la lunga storia dei giardini rinascimentali, di questi scenari artificiosi ed incantevoli che hanno affascinato il mondo intero.
Il Giardino Alla Francese (600)
La rivoluzione del giardino nel 600 avviene in Francia ad opera di architetti e maestri giardinieri che lavorano al servizio dei sovrani.
Le novità e le trasformazioni che gli artisti francesi apportano all’impianto del giardino all’italiana conducono alla nascita da una nuova tipologia: il giardino alla francese.
In esso la complessità dell’impianto, le dimensioni e l’opulenza dell’insieme raggiungono proporzioni mai viste che interpretano l’assolutismo dei sovrani e la grande rappresentazione della realtà.
L’arte dei giardini in Francia riceve un impulso significativo dal rinascimento italiano.
Ancora una volta i Medici si fanno promotori di tale tendenza artistica.
Avviene, infatti, che Caterina De’ Medici, moglie in seconde nozze di Enrico IV, propone la realizzazione dei Giardini Delle Tuileries in occasione della quale emergono le due grandi famiglie protagoniste di tutti i grandi giardini francesi: i Mollet e i Le Nôtre.
André le Notre è senza dubbio l’artefice delle più compiute manifestazioni del giardino francese del Seicento (Il Giardino Di Vaux-Le-Vicomte e quello di VersailleS) e la sua arte raggiunge la massima espressione sotto il regno di Luigi XIV.
Per André fondamentale risulta la lezione del giardino all’italiana.
Nei giardini da lui ideati permangono a partire dalla casa il viale centrale, i viali trasversali chi intersecano quello principale e i parterre (di cui parleremo più avanti) posti in corrispondenza dell’edificio; gli impianti sono ancora caratterizzati dalla ricerca di equilibrio e di armonia e risultano ordinati da una rigorosa regola compositiva; in essi però le geometrie del giardino italiano vengono ammorbidite e la vegetazione prevale sull’architettura. Protagonista del nuovo giardino alla francese è il parterre (area in piano del giardino caratterizzata da disegni geometrici o a volute realizzate con bosso o tasso e caratterizzata da un’ immagine unitaria che la isola dal resto della composizione).
A Claude Mollet va il merito dell’invenzione dei Parterre De Broderie (basate su complicati disegni arabescati o a ricamo, formati da bossi posti sul terreno coperto da sabbie colorate e fondi di ardesia).
I principi compositivi di Le Notre si inspirano all’idea di esercitare un grande potere sulla natura.
Un grande asse dominante indirizza lo sguardo verso l’orizzonte, senza alcun impedimento visuale. uno o più viali trasversali intersecano il viale centrale delimitandolo e, dividendo le aree piane e formando i parterres de broderie. boschetti laterali chiudono la visuale degli assi secondari, con motivi ornamentali quali fontane, statue, giochi d’acque.
L’acqua, in forma piana, è racchiusa in grandi bacini o canali che, attraverso l’effetto riflettente, concorrono ad accentuare la vastità delle superfici.
Versailles, realizzato per volontà di Luigi XIV, è certamente l’espressione più solenne e spettacolare dei giardini di tutti i tempi.
Il castello di caccia di Luigi XIII e l’area sulla quale esso sorge vengono scelti dal Re Sole per realizzare un’opera grandiosa, scenografica e sfarzosa, massima manifestazione dell’assolutismo monarchico.
In essa il dominio totale sulla natura, ancora una volta rimodellata e piegata alla logica del progetto, attraverso radicali trasformazioni del paesaggio naturale, simboleggia il dominio del sovrano sui suoi sudditi e sulla Francia.
Rispetto al giardino all’italiana, maggiore è la presenza di fiori e boschi.
Il Giardino All ’ Inglese (700)
Nel corso del Settecento l’egemonia politica e culturale europea passa dalla Francia all’Inghilterra, mentre un vasto movimento di pensiero chiamato Illuminismo (Rousseau - Voltaire) pone le premesse per i movimenti che poi sfociano nella Rivoluzione Francese. Si comincia a parlare dei diritti dell’uomo, di libertà, di uguaglianza e si stampano giornali che diffondono cultura e idee contro tutto ciò che sa di artificiale e costruito.
Nel corso del settecento, si assiste al passaggio del giardino dal rigore e dalla disciplina delle forme geometriche classiche, agli impianti più liberi che conducono alla nascita del giardino paesistico o pittorico, il quale non ammette le simmetrie.
Tutto deve apparire naturale e spontaneo sino a provocare emozioni e sensazioni (piacere, allegria, malinconia, meditazione, ecc).
La vegetazione si trasforma, le differenze diventano fondamentali, la orma dei rami, le masse, il colore delle foglie, il volume occupato si mescolano tra loro in modo da mascherare reciprocamente le loro carenze.
L’accostamento dei colori, delle forme e delle dimensioni deve tener conto del mutare delle stagioni, gli alberi sono posti a gruppi (boschi) ed è nel bosco dove regna il silenzio, il segreto, l’oscurità e su una panchina ognuno può ascoltare a musica della natura o essere soggiogato dalla malinconia dell’autunno (Parco Romantico O Degli Stati D’animo).
Già dai primi anni del secolo si matura un atteggiamento di disprezzo nei confronti dell’artificiosità del giardino francese e si configura un amore per la natura, supportato dal Panteismo dell’Illuminismo, che mette in discussione il dominio dell’uomo sulla natura che aveva caratterizzato il giardino classico.
Ciò avviene a favore di una concezione di tipo etico - religioso che vede la natura come perfetta e che porta ad annullare la distinzione tra giardino (inteso come risultato dell’opera dell’uomo) e paesaggio.
Nata in ambito letterario, per opera di Anthony A. Cooper, conte di Shaftesbury, Joseph Addison, saggista, e Alexander Poye, peta, la nuova concezione del giardino porta ben presto alla definizione di Stile pittoresco.
In essa vengono bandite tutte le regole del giardino classico quali:
¯ L’arte topiaria
¯ La rigida progettazione dell’impianto rispetto ad un asse
¯ La netta definizione dei limiti del giardino
Vengono piuttosto promossi:
¯ L’impiego di specie vegetali in forme, dimensioni e raggruppamenti più liberi
¯ I percorsi tortuosi e irregolari
¯ L’abolizione del margine del giardino, finalizzata ad una totale integrazione di quest’ultimo con il paesaggio circostante.
Il Naturalismo del giardino paesistico risulta estremamente controllato, mai casuale e disordinato, ed in cui l’intervento progettuale viene magistralmente dissimulato.
L’affiancarsi del giardino dal rigore e dalle forme proprie dell’impianto classico, determina il rifiuto del predominio degli elementi architettonici.
Questi ultimi, che nel giardino formale costituivano il fulcro in funzione dei quali i giardini stessi venivano concepiti, diventano qui semplici complementi.
Non più caratterizzanti.
Essi vengono disposti casualmente all’interno del giardino e si presentano spesso sotto forma di Rudere.
Ciò rientra nella visione religiosa della natura, di fronte alla grandezza della quale si manifesta tutta la caducità delle cose umane.
Tutte le scelte progettuali, che concorrono a definire la nuova forma del giardino, mirano a creare luoghi gradevoli nei quali la nauta appare sublimata e che inducono un forte impatto emotivo.
A tale scopo il terreno viene ricondotto in forme concave o convesse per alludere agli avvallamenti o ai profili collinari e per conferire, così, ai luoghi, un carattere dinamico e vario, ma il più possibile spontaneo e piacevole.
Le essenze vengono scelte di varie dimensioni, forme e colori per ottenere suggestivi accostamenti e scene articolate in infinite variazioni.
Analogo effetto suggestivo suggerisce La presenza dell’acqua che si presenta sotto forma di ruscelli, laghi, cascate e che, di volta in volta, induce, sentimenti di gioia, di malinconia, di paura.
La superficie del giardino non è più piatta, ma con avvallamenti o colline, la forma concava deve dominare rispetto a quella convessa, le acque sono l’elemento che animano una composizione, danno colore e movimento, addolciscono le asperità e vengono distinte in correnti o stagnanti.
Sono correnti i fiumi ed i ruscelli, sono stagnanti i laghi e gli stagni.
Nel giardino informale, l’acqua si combina con la vegetazione; quest’ultima, infatti, definisce le sponde nel caso dei laghi, segna l’andamento tortuoso dei fiumi e dei ruscelli, guarnisce, attraverso alberi e arbusti, le cascate.
All’acqua si lega anche la presenza di elementi architettonici quali, ponti e ponticelli che concorrono a definire l’effetto di pittoricità del giardino.
Infine, nel giardino paesistico, viali e camminamenti hanno andamenti rigorosamente tortuosi, lontani da forme regolari e rettilinee (tipiche del giardino all’italiana e alla Francese), e costituisco gli elementi che raccordano le varie parti del sito mostrandoci le visuali più interessanti.
Insomma, l’uomo, dopo aver esaurito le infinite sperimentazioni geometriche nel progettare il giardino formale, riscopre la natura che non desidera più domare ma solo addolcire e rendere più libera.
Essa è ritrovata e rivalutata in tutta la sua casualità e quando non sembra sufficientemente accidentale viene “aiutata” dal sobrio intervento di esperti giardinieri.